giovedì 27 settembre 2012

Le nostre querelles, e quelle della porta a fianco


Tutto va bene, è ovvio, e ognuno fa quello che crede giusto e scende in piazza e manifesta e firma appelli e fa quello che può per ciò che vede e che vuole.
Ma in questi giorni non riesco a togliermi dalla testa che nel Paese della maggiore corruzione - economica, finanziaria, culturale, dove fa danni molto gravi perché lì di soldi ne girano pochi - della maggior evasione fiscale, del maggior familismo d'Europa. Nel Paese della mafia, che ormai sanno anche i bambini che è ovunque e che influenza bene o male molte delle nostre scelte quotidiane.
Non riesco a togliermi dalla testa che in un posto così le uniche occasioni in cui scrittori, "intellettuali" e giornalisti sono mossi a sentirsi, unirsi, scendere in piazza, firmare appelli eccetera siano generate da due querelles che riguardano altri scrittori o giornalisti.
Mi viene in mente l'animale raggomitolato su se stesso, ecco.

2 commenti:

Emmeggì ha detto...

Toccherà l' "istinto" di casta, appartenenza professionale, cioè il proprio orticello, mi sa. Condivido in pieno (anche se certe cose manco le leggo e così mi innervosiscono meno)

giuseppe catozzella ha detto...

Eh, sì, credo anch'io sia proprio quello il meccanismo (nascosto).