venerdì 20 marzo 2009

si svalutano le monete

dal blog di Federico Rampini

L’indebolimento del dollaro, che aveva iniziato a manifestarsi la settimana scorsa, si è accentuato da quando è confermato che la Federal Reserve adotta politiche di “quantitative easing”. Dietro questo termine astruso (“rilassamento quantitativo”?) si cela il fatto che ormai la banca centrale americana ha usato tutte le cartucce a sua disposizione con l’arma dei tassi d’interesse, e passa a strumenti più eterodossi per combattere la recessione.

I tassi ufficiali essendo vicini allo zero, più giù non si può andare per cercare di ridurre il costo del denaro erogato alle imprese. Perciò, seguendo l’esempio della Banca d’Inghilterra, la Fed ricorre a un altro strumento: compra direttamente titoli del Tesoro Usa, il che equivale a immettere altra liquidità nell’economia americana. Tra queste sottoscrizioni di Treasury Bonds e gli acquisti di titoli tossici dalle banche, l’Amministrazione Obama mette in campo altri mille miliardi di dollari.

Ma proprio come l’intervento della Banca d’Inghilterra a comprare debito pubblico aveva accelerato la caduta della sterlina, lo stesso accade con il dollaro. Se si aggiunge il precedente della banca centrale svizzera che dalla scorsa settimana “pilota” energicamente il ribasso del suo franco, il quadro è completo: stiamo scivolando verso una fase di svalutazioni competitive.

E’ proprio questo il timore che stava dietro l’avvertimento lanciato una settimana fa dal premier cinese Wen Jiabao. Wen si disse preoccupato per il valore degli investimenti cinesi in America, e chiese garanzie sulla loro stabilità. Il premier cinese aveva capito che la politica di Washington a lungo termine tende a rilanciare l’inflazione e la svalutazione del dollaro, una ricetta antica e ben collaudata per ridurre i propri debiti con l’estero.

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