martedì 9 dicembre 2008

il mercato degli organi: il buco nero della globalizzazione_2


Una sola volta, in Italia, un rappresentante del mondo politico ha tentato di parlare pubblicamente della cosa. Il ministro per la Famiglia e la Solidarietà sociale Antonio Guidi, nella sua audizione alla commissione Affari sociali della Camera, il 21 settembre 1994, dichiara: “Uno scarso controllo alle frontiere e i troppi bambini possono aver determinato abusi nei loro confronti e addirittura traffico d’organi. Dobbiamo controllare le frontiere, ma anche i reparti maternità delle cliniche private.” Vincenzo Basile, allora deputato nelle file di An spiega che “fare un trapianto d’organo presuppone strutture altamente specializzate, siano esse in Italia o all’estero, e che quindi è necessario individuare i terminali. Si vedrà se è il caso di sentire anche il guardasigilli Biondi, e se istituire una commissione d’inchiesta sul problema dei trapianti d’organo e del traffico di bambini”. La commissione d’inchiesta non è poi mai partita. E subito l’allora ministro della Sanità, Raffaele Costa, mentre già l’entourage di Guidi si era attivato per ridimensionare l’allarme, si affretta a dichiarare: “I trapianti in Italia avvengono solo nelle strutture pubbliche: non è concepibile che queste accettino organi sottobanco. Nessun chirurgo e nessuna equipe si presterebbero a simili crimini: per ragioni morali, per deontologia e, infine, per motivi pratici, perché la cosa non potrebbe essere tenuta nascosta”, chiudendo di fatto la faccenda una volta per tutte, senza che in seguito sia stata mai riaperta.
Sapendo bene, probabilmente, che nessuna delle tre motivazioni, nel nostro Paese, regge.

da "Maxim" di dicembre

1 commento:

ulissegio ha detto...
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