
7/1/1998
1. La vera dialettica è (!) quella tra chiusura e apertura. La dialettica, e poi la logica, occidentali, sono solo quelle della chiusura. (Non si fanno qui considerazioni sull'efficienza legata alla chiusura e l'inefficienza dell'apertura, né su come queste due macrocategorie siano in sostanza la divisione tra individui cosiddetti "pratici" e individui "teorici", tra il tipo dell'imprenditore/realista e il tipo del sognatore/sulle nuvole.)
2. Tema della salvazione. Tutto ciò che si fa, lo si fa per "salvarsi", allontanare la morte e affermarsi in vita. (Non si prende qui in considerazione la bontà o meno di tale rozzo metodo.)
3. Il linguaggio non è usato per comunicare, ma per imporsi, che è un altro modo di salvarsi. Ogni cosa che si dice, che si afferma, è per salvarsi. Dal punto 2. consegue che il linguaggio non è più che un'azione. (Non si vuole affrontare qui il rapporto azione/atto mancato.)
4. Nuova logica. ----> Presa di coscienza del paradosso del punto 1. (Ovvero: per dire/pensare è necessaria una chiusura; per prendere una posizione devo essere necessariamente chiuso, cioè devo essere convinto di ciò che sto affermando - chiuso, come dire, su una posizione -, che non può che essere, dunque, una mia momentanea opinione - cosa che senza sosta, peraltro, non smettiamo di constatare). Allora: una nuova verità è quella sottesa alla proposizione: se è vero ===> è falso. (Se è vero deve essere falso.) (Non ci si vuole spingere fino alla critica del vero e del falso, ci si vuole fermare prima.)
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