mercoledì 6 aprile 2011

Quello che avrei detto a L'Infedele


Se mi fosse stato concesso di parlare per più di trenta secondi, l'altra sera quando ero ospite a L'Infedele di Gad Lerner, avrei spiegato e raccontato che non è affatto vero che la 'ndrangheta in Lombardia e a Milano non si vede, come è stato invece detto da chi forse non l'ha mai vista.

Avrei spiegato che è molto ben mimetizzata nel centro della città, sotto la copertura di società con sede anche in via Montenapoleone o piazza San Babila, importanti Spa: quello sì.

Ma avrei raccontato ciò che qualunque abitante delle periferie popolari o dell'hinterland conosce benissimo, da molto prima che la magistratura a luglio lo scrivesse nero su bianco: che la 'ndrangheta controlla il territorio come in Calabria, e lo fa sempre di più.

Che la 'ndrangheta spara, anche, e uccide. Quando avevo 14 anni ha ucciso 25 persone in tre mesi nella zona tra Quarto Oggiaro, Bresso e la Comasina.
Che negli ultimi 5 anni sono stati documentati almeno 30 omicidi di 'ndrangheta nel Nord.
Che a San Fruttuoso una donna, una collaboratrice di giustizia rapita sotto l'Arco della Pace, è stata sciolta con tranquillità dentro 50 litri di acido.

Avrei raccontato il pizzo ai commercianti, ai chioschi che vendono i panini e le bibite: denaro che non serve a fare cassa, ma solo a controllare il territorio.

Avrei raccontato quello che è emerso da alcune operazioni della Dda di Milano: che in quartieri popolari come Quarto Oggiaro o il Giambellino, per esempio, c'è un tale dominio delle cosche di 'ndrangheta che i giovani del quartiere chiedono ai boss di essere affiliati, chiedono di lavorare per loro, come accade in Calabria.

Avrei raccontato che, sempre per far capire chi comanda e gestisce il territorio, i clan vendono le case popolari che circondano la ricca Milano e passano ogni mese a ritirare l'affitto.

Avrei raccontato le modalità con cui la 'ndrangheta si è impossessata di sempre più bar, ristoranti, discoteche di Milano, controllandone anche i servizi di buttafuori all'ingresso, che di nuovo servono per tenere sotto scacco la zona e spacciare cocaina.

Avrei raccontato in che modo si è infilata dentro la sanità, a Pavia, dove il direttore generale dell'Asl è agli arresti in attesa di giudizio con l'accusa di associazione mafiosa, oltre che a Milano: avrei raccontato dei summit dei boss dentro gli ospedali, il Galeazzi, Niguarda.

Avrei raccontato in che modo utilizza i cantieri che controlla per infilare nel sottosuolo lombardo rifiuti speciali e tossici: avrei raccontato dove, come e quando lo fa.

Avrei raccontato quello che veramente accade tutte le notti dentro il più grande mercato d'Italia, l'Ortomercato di Milano, in mano alle cosche e ai caporali che ogni sera reclutano ai cancelli immigrati o italiani da far lavorare in nero a 3 euro l'ora.

Avrei raccontato come la 'ndrangheta controlla il ciclo dell'edilizia partendo dai lavori di movimento terra, e di come sia arrivata dentro le gradi opere utilizzando lo scambio di voti con alcuni politici lombardi: la TAV, l'autostrada A4, l'Expo.

Se me ne fosse stata data l'occasione. A L'Infedele come sui giornali.

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